COVID-19: IL FUTURO CHE CI ASPETTA

 

Ad ormai un anno dall’inizio di questa terribile pandemia, la domanda che tutti noi ci poniamo è: quando potremmo finalmente uscire dall’incubo in cui siamo piombati? La speranza è riposta nel vaccino che, nello studio clinico di approvazione, ha dimostrato un’efficacia del 95% e un buon profilo di sicurezza.

Per capire allora cosa ci riserva il futuro è fondamentale focalizzare la nostra attenzione su Israele, la nazione che al momento è leader mondiale nella campagna vaccinale. Con un ritmo di 150.000 somministrazioni al giorno, ad oggi in Israele hanno ricevuto la 1° dose di vaccino 2 milioni di persone (circa il 20% della popolazione). In particolare è già stata raggiunta la copertura del 70% negli over 60, con picchi dell’80% tra gli over 70 (Figura 1).


Questo è un dato di fondamentale importanza. Sappiamo, infatti, che gli over 60 rappresentano circa l’80% dei pazienti che in seguito ad un’infezione da SARS-CoV-2 contraggono una forma severa/critica di COVID-19.

Secondi gli studi attualmente disponibili il vaccino dovrebbe raggiungere la massima efficacia (circa il 95%) nel prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 a partire da 7-10 gg dopo l’inoculo della seconda dose. Tuttavia già dopo due settimane dalla somministrazione della prima dose si dovrebbe manifestare una significativa protezione dal contagio (circa il 50%) (Figura 2).


Pertanto se il vaccino dovesse mantenere le aspettative registrate nello studio clinico di approvazione, in Israele entro due settimane da oggi si dovrebbe assistere ad una significativa riduzione di forme severe/critiche di COVID-19 (Figura 3, linea blu tratteggiata).  I pazienti over 60 ospedalizzati per COVID-19 dovrebbero dunque rapidamente attestarsi sotto il 50% del totale entro la fine di questo mese (Figura 2, linea blu tratteggiata). Dobbiamo tutti sperare che questa previsione si avveri perché sarebbe veramente la cosiddetta luce in fondo al tunnel.


Quello che succederà in Israele a partire dalle prossime 3-4 settimane è quello che accadrà nel resto del mondo nei prossimi mesi, quando anche altrove la campagna di vaccinazioni raggiungerà le stesse percentuali di Israele.

Se Israele dovesse uscire dall’incubo ne usciremo presto tutti noi. Se invece i dati israeliani non dovessero essere confortanti, significherebbe che l’efficacia in real-life del vaccino non è equiparabile a quella dello studio di approvazione e tutte le nostre speranze e aspettative resterebbero disattese.

In conclusione non ci resta che sperare in splendide notizie da Israele, non a caso la terra promessa.

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