L'impatto dei vaccini_aggiornamento del 16/02/2021
Efficacia dei vaccini in un real life scenario
I vaccini anti-SARS-CoV-2 in questo momento disponibili hanno ampiamente dimostrato in specifici studi clinici la loro efficacia e sicurezza.
Gli enti di farmacovigilanza, sulla scorta di questi dati, hanno autorizzato la loro approvazione e successiva somministrazione nella popolazione generale.
Tuttavia, come per ogni nuovo
farmaco, è importante stabilire se gli iniziali dati sperimentali siano in
seguito confermati in un “real-life scenario”, cioè al di fuori del selezionato
campione d’individui arruolati negli studi di approvazione ma in una
popolazione generale.
Per avere un’anteprima
dei dati maturati all’interno di un “real-life scenario” bisogna dunque
focalizzare la nostra attenzione sulle nazioni che in questo momento hanno
vaccinato di più (UK ed Israele) e sulle fasce di popolazione che per prime hanno
ricevuto le dosi vaccinali (personale sanitario e anziani).
Fortunatamente l’ottima notizia è che la stragrande maggioranza dei dati finora disponibili sembra confermare anche in un “real-life scenario”, l’efficacia emersa negli studi sperimentali di approvazione.
La Fondazione GIMBE, elaborando i dati forniti dal Ministero della Salute, ha registrato un calo del 64% nel numero degli operatori sanitari contagiati da SARS-CoV-2 nelle ultime tre settimane. Nel dettaglio si è, infatti, passati da 4382 operatori sanitari contagiati nella settimana 13-19 gennaio (settimana in cui si è avviata la somministrazione della 2° dose di vaccino) agli appena 1570 contagiati della prima settimana di febbraio.
Considerando che i nuovi
casi nella popolazione generale sono stabili da tre settimane e che le modalità
di screening periodico degli operatori sanitari non dovrebbero essere state
modificate durante lo stesso periodo di tempo, tutto lascia pensare che questo
calo sia un effetto diretto della campagna di vaccinazione effettuata sugli
operatori sanitari.
Altri dati altrettanto
confortanti provengono da Israele. Israele è la nazione nel mondo più avanti
nella campagna vaccinale. Le autorità israeliane hanno preferito in prima
battuta tutelare le fasce più a rischio di malattia severa da COVID-19, con l’80%
degli over60 che ha già ricevuto le due dosi di vaccino.
Nell’analizzare i dati favorevoli di questi giorni è pertanto necessario distinguere i benefici legati alle misure restrittive da quelli probabilmente associati alla vaccinazione.
In grande aiuto ci
arrivano i dati dettagliati forniti dallo scienziato Eran Segal, il quale ha
analizzato l’andamento dei nuovi casi, degli ospedalizzati e dei morti da
COVID-19, distinguendoli per fasce d’età.
Dopo il picco di casi registrato nella seconda settimana di gennaio, è stato riportato un calo in tutta la popolazione, tuttavia la riduzione è stata molto più rapida nelle fasce d’età che per prime hanno avuto accesso alla vaccinazione. Infatti, negli over60 è stato registrato un calo di nuovi rispetto al picco del 64%, contro il 35% negli under55.
Questo differente trend è
stato ancora più evidente osservando il numero di pazienti critici da COVID-19:
48% in meno negli over60, di converso 20% in più tra gli under55.
Infine altre conferme dell’efficacia dei vaccini giungono anche da Oltremanica. Secondo alcune anticipazioni riportate dal The Sun e confermate da una fonte di Whitehall, una singola dose di vaccino è stata in grado di ridurre il rischio di infezione sintomatica del 65% nei giovani-adulti e del 64% negli ultraottantenni. La protezione per chi ha ricevuto due dosi è salita ulteriormente, attestandosi tra il 79% e l'84%, a seconda delle fasce d’età.
Tuttavia, gli scienziati della task force governativa
britannica attendono un consolidamento dei dati preliminari prima di
quantificare ufficialmente l’efficacia dei vaccini.
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